La paura nei nostri cavalli – 1 parte

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Vi siete mai chiesti perché i cavalli spesso manifestino dei comportamenti inaspettati dettati da strane paure? Paure che noi umani facciamo fatica a comprendere perché non sappiamo da cosa abbiano origine.

Il comportamento di tutti gli animali è dettato da 2 componenti principali: la genetica, quindi le caratteristiche innate di ciascun individuo, e l’esperienza di vita che ciascuno ha fatto fino a quel momento.

La paura è un’emozione universale, la proviamo tutti, animali e umani. Ci diversifica però l’atteggiamento e il modo di affrontarla, perché noi umani siamo avvantaggiati dall’avere un cervello più versatile. La paura ci tiene lontano dai guai, e per animali predati come i cavalli, i guai sono quasi sempre rappresentati dagli eventuali predatori. Per questo i cavalli sono istintivamente orientati a scappare ancora prima di aver realizzato l’origine dello spavento.

Ci sono importanti studi scientifici che hanno addirittura mappato i circuiti elettrici che si attivano nel cervello quando proviamo paura, dimostrando come sia gli animali che gli umani possono sviluppare paure che rimangono per tutta la vita e che sono quasi impossibili da eliminare completamente.

Quando i cavalli giovani, ad esempio, vengono caricati sul van la prima volta con troppa fretta, senza dargli il tempo di realizzare cosa gli stia accadendo, potrebbero mantenere un brutto ricordo di questa esperienza e rimanere sempre piuttosto problematici nel viaggiare.
Anche la prima esperienza con il maniscalco, se fatta di fretta e con imperizia, potrebbe causare problemi ai puledri più paurosi. Ad un cavallo giovane è fondamentale far capire con la dovuta calma che anche se rimane su 3 gambe per lasciarne una al maniscalco, non succede nulla di grave. I cavalli, infatti, nascono con una paura innata a rimanere su 3 gambe, perché in questo modo sono impossibilitati a scappare se ce ne fosse bisogno.

La memoria della paura è conservata in un’area del cervello chiamata amigdala e da qui è impossibile cancellarla completamente. Per questo motivo è importantissimo che allenatori e addestratori abbiano con i puledri e i cavalli giovani, l’attenzione necessaria a prevenire la formazione di paure che possono interferire con l’addestramento e anche con la gestibilità futura del cavallo adulto.

Una grande emozione generata da anche una sola esperienza negativa può, per un cavallo, trasformarsi in una paura che rischia di richiedere mesi o addirittura anni di lavoro e pazienza per essere superata. Le paure poi, come abbiamo già visto, non possono essere cancellata completamente, ma con pazienza può essere affrontata e superata. Per questo motivo certi cavalli hanno bisogno di essere gestiti sempre con un certo riguardo.

Un buon addestratore deve per prima cosa valutare il cavallo che ha davanti e comportarsi di conseguenza. Ogni cavallo ha una sua individualità, un suo carattere e delle sue paure ataviche che può addirittura aver “ereditato” dalla madre quando era puledro.

La prima cosa da valutare è proprio la genetica, in quanto esistono razze di cavalli più tranquille, come i Quarter Horse, che possono essere introdotte più velocemente a nuove esperienze, e razze invece più nevrili come i Purosangue o i Cavalli Arabi che generalmente hanno bisogno di più tempo e pazienza. Per loro l’addestramento dovrà essere molto più graduale, se si vuole ottenere un cavallo sereno che non sviluppi paure che lo accompagneranno per tutta la vita.

Mediamente alla prima nuova esperienza tutti i soggetti hanno un rilascio di adrenalina legato alla paura, ma dalla seconda esperienza in avanti i soggetti più tranquilli accetteranno la novità con molta più calma e nel giro di poco la novità diventerà per loro una routine. Per i soggetti più nevrili il percorso è solo più lungo ma, se fatto correttamente, i passaggi sono comunque gli stessi.

È importante avere sempre ben chiaro che ogni nuova esperienza, per animali da preda come i cavalli, deve essere piacevole per evitare che il cavallo l’associ a qualcosa di negativo da cui sottrarsi.

La stessa novità se affrontata male e con troppa enfasi può apparire per il cavallo come qualcosa di brutto da cui scappare, ma se invece viene affrontata con calma, può addirittura diventare per lui qualcosa di attraente.

Non vi è mai capitato di lasciare un oggetto nuovo in un’arena con il cavallo scosso?

Con molta probabilità il cavallo sarà stato incuriosito dalla novità e ci si avvicinerà di sua spontanea volontà. Soffierà per un po’, scapperà per poi riavvicinarsi e magari avrà bisogno di un po’ di tempo per non avere più paura. Ma ci arriverà da solo e sicuramente quella novità, in un tempo più o meno lungo, non spaventerà più.

Ai cavalli più giovani e paurosi, per la mia esperienza personale, andrebbe sempre affiancato un cavallo esperto e tranquillo che gli faccia capire di cosa avere paura e cosa no. I cavalli più anziani e sicuri trasmettono ai più giovani quella serenità e consapevolezza che li aiuta ad affrontare le novità usando quella parte del cervello che non li fa scappare prima di pensare.

E questo può davvero fare la differenza quando si affronta l’addestramento di un puledro.

Un ringraziamento speciale per questo articolo va alla  Dott. Carlotta Caminiti, responsabile del Centro Veterinario Le Cicogne.