CASO GARCIA: intervista esclusiva!

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Ecco alcune delucidazioni su quanto accaduto nel pomeriggio di domenica 26 marzo all’Arezzo Equestrian Centre.

Se già da domenica pomeriggio i più attenti avevano iniziato a chiedersi come mai Juan Carlos Garcia non fosse sceso in campo per il barrage del Gran Premio del CSI3* del Toscana Tour, nella giornata di martedì 28 marzo abbiamo iniziato ad avere qualche risposta.

Inizialmente, l’attenzione sul caso era stata portata dalla figlia Francesca tramite un post su Facebook (qui il link della news).
Infatti, Juan Carlos Garcia in sella a Gitano vd Berkenbroek non aveva potuto prendere parte al barrage della categoria (e nemmeno vincerla) pur essendo stato l’unico percorso netto di tutta la prima manche.

Dopo aver fatto qualche supposizione, abbiamo avuto occasione di scambiare qualche parola con il diretto interessato.

Che cos’è successo esattamente?  Senza ombra di dubbio, c’è stata un’incomprensione alla base da parte della segreteria e del Comitato. Se nel Gran Premio dovevano partire 60 binomi, cosa non successa perché poi ne abbiamo visti in campo 53, i restanti dovevano venire ripescati  tra coloro che avevano preso una qualifica durante la 1^ e la 2^ classe qualificante.
Da regolamento, il primo ripescaggio, infatti, avviene dopo la seconda prova qualificante. Di seguito, il secondo si tiene nel caso non ci siano abbastanza binomi per raggiungere il numero stabilito di partenti, quindi si va a ripescare tra coloro che avevano ottenuto la qualifica durante la prima prova.

Di fatto, Juan Carlos aveva ottenuto una qualifica nella 1^ categoria con Gitano, mentre nella 2^ aveva portato Zilver e, nonostante avesse superato la prima fase senza errori, ha preferito ritirarsi per non sforzare troppo un cavallo di qualità, tranquillo del fatto che sarebbe riuscito a prendere parte al GP.

Ed infatti, la sera di sabato, insieme a Gitano era iscritto e ben visibile nell’ordine di partenza.
Quindi, dove poteva stare il problema?

A quanto pare, solo in Italia ci sono atleti, persone e compagni di squadra che non sanno cosa sia il gioco di squadra e ancora meno il senso della patria.

Perché se Juan Carlos è stato l’unico a portare a termine un netto nella prima manche, unico cavaliere (italiano!) che su 53 riesce nell’impresa, anziché gioire di questo bel risultato, in Italia si va in giuria a far richiamare il collega.
Lo spirito di squadra e l’amicizia, a quanto pare, sembrano essere svaniti.

E’ stata una decisione veloce” racconta Garcia, e come potrebbe non esserlo stata? Se la Giuria si vede arrivare a fine prima manche, a pochi minuti dal barrage un simile richiamo, il tempo materiale per un controllo accurato tra regolamenti e colleghi viene a mancare e la scelta risulta essere quella più semplice e non necessariamente corretta.
“Magari l’organizzazione ha potuto sbagliare, la segreteria ha potuto sbagliare, il Presidente di Giuria ha potuto sbagliare, ma la cosa che mi lascia profondamente 
amareggiato è che un mio collega italiano vada a fare questo richiamo.”

Gli errori umani capitano. Per l’appunto, siamo umani e sicuramente un errore come questo è più che comprensibile.
La cosa che più colpisce, però, è il disinteresse totale verso la gara in se’ da parte del cavaliere. “Un Gran Premio in più, un Gran Premio in meno, non cambia niente. E’ la ferita ricevuta da un collega che resta e che mi lascia amareggiato profondamente. Manca di collaborazione e di sportività

Cosa può spingere qualcuno con cui si sono passate innumerevoli gare anche importanti come possono esserlo, ad esempio, delle Coppe delle Nazioni, a fare una cosa del genere? Perché nuocere così tanto ad un collega? A che scopo?

Stiamo pur sempre parlando di un GP di un CSI3* che si sta svolgendo in casa, dovrebbe essere una gioia per tutti vedere un cavaliere azzurro sul podio! E invece…

Addirittura i cavalieri stranieri, oltre ad aver scritto e firmato una lettera in cui davano l’ok alla mia partecipazione al barrage, un segno apprezzato e di grande sportività, hanno detto che siamo l’unico paese in cui andiamo contro di noi, perché da loro non capitano e non sono mai capitati episodi del genere.

Per assurdo, si sono rivelati essere più umani dei cavalieri a cui poteva non importare affatto di questa questione, rispetto a dei connazionali.

Non c’è ancora un verdetto definitivo, non sappiamo ancora come verrà gestita internamente la questione… ma di una cosa siamo certi: tanto i colleghi fuori dall’Italia sono sportivi e a favore della correttezza, quanto alcuni cavalieri azzurri preferiscono pugnalare alle spalle i propri colleghi mostrando un’assoluta mancanza di sportività e di amicizia nei loro confronti.

“Tu quoque…!”

 

Foto/ArezzoEquestrianCentre Fonte: Riproduzione Riservata