“Dove finiscono i soldi ed inizia il talento”: Riflessione sull’evoluzione dell’Equitazione sportiva

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evoluzione dell'Equitazione sportiva

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L’evoluzione dell’Equitazione sportiva:

Alla fine dell’ottocento, l’equitazione dovette la sua sopravvivenza alla transizione da un impiego essenzialmente militare a uno sportivo: difficile immaginare quale sarebbe stato lo sviluppo che avrebbe preso durante il XX secolo.

Inizialmente riservate ai militari, le nuove discipline che appaiono,come l’endurance, il salto ostacoli e il military (precursore del concorso completo), furono presto aperte anche ai civili, e quest’arte diventata uno sport, si democratizza velocemente, trovando negli anni ottanta, la sua maturità in quanto disciplina sportiva grazie anche allo sviluppo dell’horseball, del volteggio, della monta su pony, che permetteva ai ragazzini di accedere ai maneggi dai 5 anni in su, e molte altre.

L’ inizio dei problemi…

Le tre discipline olimpiche, pur mantenendo caratteristiche uniche rispetto ad altri sport grazie alla loro storia,alla presenza dell’animale e, non meno importante, l’essere l’unica disciplina mista, non potranno fare a meno di adattarsi ai tempi che cambiano. Inizialmente sconosciute al pubblico di massa e ignorate dai media, lentamente hanno trovato il loro spazio, soldi 3seppure piccolo, che varia da un paese al altro.
L’arrivo degli sponsor e dei diritti televisivi, da’ inizio “all’ippobusiness”, cavalli sempre più cari, scuderie e allevamenti gestiti come aziende, come già accaduto ad altri sport più popolari.

Dove sono i problemi, mi chiederete?
Partendo da un campo prova riservato ai brevetti, arrivando fino alle tribune di una tappa del Global Champion Tour, si sente dire che non e’ sempre il miglior cavaliere che vince, ma quello che ha il miglior cavallo, e di conseguenza, chi si può permettere l’investimento economico maggiore..

Il discorso e’ abbastanza evidente a basso livello, fermo restando che un allievo umile e lavoratore, con il giusto istruttore, raggiungeranno i traguardi che si sono prefissati senza porre limiti alla loro crescita, anche con un cavallo acquistato ad un prezzo contenuto ma adeguato al suo livello.
Investire in un cavallo di grande qualità, per un cavaliere che inizia le prime competizioni, può presto significare la fine della carriera per entrambi. La facilità del cavallo compensa la mancanza tecnica dell’allievo, si tende a saltare le tappe, gli ostacoli sono sempre più alti e tecnici, ma il muro che incontreranno prima o poi, non fa parte del percorso: delusione, incapacità o non volontà di risolvere i problemi, e spesso la rinuncia.
Cambiare cavallo per un altro ancora più bravo e di conseguenza più caro, potrà forse fare comodo a certi, ma non farà altro che rimandare il destino di qualche tempo.
Le polemiche non mancano di certo anche ad alto livello, dove cavalli cambiano cavalieri a colpi di milioni, l’arrivo di paesi privi di tradizione equestre sportiva nel circuito internazionale, non fa che aumentare la discussione. Certi cavalli pagheranno caro il prezzo di questo “ippobusiness”.

E il talento in tutto ciò?
Accettiamo tacitamente che in tutti gli altri sport, l’alto livello sia accessibile solo a chi ha talento nella disciplina che lo riguarda; perchè dovrebbe essere diverso nell’equitazione di alto livello?
Sono convinto che non basti il cavallo “giusto” se non c’e’ dietro il talento, supportato dagli anni di lavoro e sacrifici per accedere al top delle competizioni.

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E’ certo che con il solo lavoro si può arrivare molto in alto, che con il talento puoi vincere un coppa del mondo a 19 anni, ma ci sarà sempre in mezzo il cavallo che saprà rimettere il suo cavaliere nella giusta dimensione. La carriera di un cavaliere e’ molto più lunga di qualsiasi altro atleta,infatti poter rimanere per quarant’anni o più ad alto livello, non e’ per tutti: basta guardare le classifiche.

I problemi ci sono: cavalieri riconosciuti tra i migliori con tante medaglie al collo, che non hanno cavalli da montare e viceversa, le recenti dichiarazioni di personaggi come Kevin Staut o Philippe Lejeune, mettono in discussione e denunciano un sistema dove il denaro sta diventando Re, ma peggio ancora, dove i ragazzi si allontanano della Cultura Equestre pure vincendo le gare.

 

Autore: Frederik Durand

Photo Credit : Stefano Grasso/LGCT