Le fasce da riposo:tutto quello che c’è da sapere!

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Molto spesso arrivano in clinica cavalli con nessun problema apparente ai tendini o ai legamenti ma con a seguito le fasce da riposo, di cui i proprietari sembra non possano farne a meno. Quando gli chiedo perché le mettono la risposta è quasi sempre quella “perché è un cavallo sportivo”.

Anch’io, quando ero giovane e inesperta e mi davo molto da fare perché le mie cavalle stessero sempre al meglio, mi sono ritrovata a fare fasce da riposo inutili, ma quando ho avuto più nozioni a riguardo e ho potuto analizzare la situazione con un po’ più di cognizione ho smesso di farle ai cavalli sani.

A mio avviso, infatti, le fasce da riposo sono solo terapeutiche.Fasce da riposo

Sono, infatti, un ottimo ausilio nei casi in cui il cavallo abbia un problema e debba promuovere la circolazione a livello della parte bassa delle gambe, area notoriamente “fredda” per colpa di una micro-circolazione spesso insufficiente.

È chiaro che i cavalli che si muovono regolarmente, e che quindi non stanno fermi nel box troppe ore di seguito, hanno meno bisogno di portare le fasce. Il movimento, infatti, garantisce una corretta circolazione del sangue e le gambe sono sicuramente meno gonfie. Il gonfiore non infiammatorio, infatti, è causato soprattutto da un ristagno e una stasi venosa proprio legata ad un eccessivo numero di ore di confinamento in box.

Quando vedo cavalli stare ore e ore fermi nel box, con magari 2 o addirittura 3 coperte sulla schiena e le fasce a tutte e 4 le gambe, mi arrabbio sempre un po’ perché penso che chi si occupa di questi cavalli non sia davvero in grado di mettersi nei loro panni.

I cavalli per loro indole non manifestano apertamente se qualcosa li infastidisce, ma questo non significa che stiano bene e che tutti questi accorgimenti, che cavalieri e proprietari hanno sicuramente in buona fede, non gli creino un disagio.

Sono sempre dell’idea che meno cose hanno addosso meglio stanno proprio perché le coperte e le fasce sono comunque un impedimento al loro normale movimento. Movimento che in natura è per loro fondamentale per spostarsi continuamente alla ricerca di nuovi pascoli ed eventualmente scappare dai pericoli, se ce ne fosse bisogno.

E allora che fare?

Naturalmente non è possibile in inverno avere cavalli sportivi magari tosati non coperti, ma sicuramente non vorrei vedere cavalli sani con inutili fasce da riposo tenute anche per tutto il giorno.

Si, perché anche se siete dei fan delle fasce e volete a tutti costi farle al vostro cavallo, non potete comunque lasciarle su tutto il giorno. Le fasce da riposo andrebbero tolte al mattino e rifatte alla sera, lasciando le gambe libere nel corso della giornata. Questo spesso nelle scuderie non lo fanno perché togliere le fasce ci vuole un po’ di tempo, circa un minuto e mezzo a fascia.

Per decidere se tenere fasciato un cavallo ricoverato qui in clinica, mi baso essenzialmente sulla diagnosi. Se al cavallo è stato diagnosticato un problema ai tendini o a i legamenti nella parte bassa delle gambe normalmente alla notte lo teniamo fasciato. La mattina leviamo le fasce e il cavallo per tutto il giorno rimane libero così da muoversi liberamente e fare tutte le terapie di cui ha bisogno.

Quando si fanno le fasce da riposo è importante tenere in considerazione anche i sottofascia, che devono avere determinate caratteristiche. Io non amo per nulla quei sottofascia grandi come un lenzuolo e spessi come un piumino da letto, perché sono troppo ingombranti. In molte scuderie preferiscono utilizzarli perché se malauguratamente si sbaglia a fare la fascia, il sottofascia sottostante evita che si creino pressioni che stringano troppo il tendine.

Stable bootsDato che però non è obbligatorio fare le fasce al cavallo se non servono o se non si sanno fare, quando si decide di tenere il cavallo fasciato è importante imparare a farle bene, in modo da non rischiare di fare alcun danno. E se si ha questa paura si possono usare delle fasce “prefatte” come gli stable boots che si si vedono ormai utilizzare in tante scuderie. Ce ne sono di più o meno cari e sono molto pratici perché si mettono e si tolgono con il velcro, come una stinchiera, e anche i groom in scuderia non hanno più la scusa si impiegare troppo tempo al mattino per toglierli.

Le fasce da riposo vanno fatte partendo sempre dall’osso, nel primo terzo della parte anteriore dello stinco. Si scende poi verso il nodello stando attenti a procedere con la giusta tensione verso il basso, sovrapponendo la fascia sempre sulla metà del giro precedente. Appena sotto al nodello è importante far fare alla fascia 2 giri, in modo da dare a questa zona il massimo sostegno.
(vedi il video in fondo all’articolo)

Non bisogna mai stringere troppo impedendo al sangue di circolare liberamente ma, non si può neppure lasciare la fascia troppo molle, altrimenti durante la notte potrebbe scendere portandosi tutta verso il nodello. Se questo dovesse accadere si rischia di avere un’alterata compressione sul tendine, che, se permane per troppe ore, può causare lesioni difficili da guarire.

sottofascia devono essere semplici da gestire per chi deve fare la fascia e confortevoli per il cavallo che li ha addosso per tante ore. Quando si va a comprare una coppia di sottofascia bisogna valutare che abbiano una misura giusta e che siano di un tessuto di qualità facilmente lavabile in lavatrice.
I sottofascia vanno spazzolati tutti i giorni insieme alle fasce perché non rimangano attaccate pagliuzze o trucioli fastidiosi e, periodicamente, vanno lavati con acqua e detersivo perché rimangano sempre belli morbidi.

Io mi trovo molto bene con i sottofascia della Back on Track perché sono della giusta misura (quella con cui io mi trovo meglio) e, anche se sono i più costosi, sono davvero terapeutici perché fatti con un tessuto tecnico che mantiene a contatto con la gamba sempre il massimo calore.

Qui sotto vi metto due video che ho fatto mentre fasciavo un cavallo qua in clinica, sia per un anteriore che per un posteriore così da mostrarvi come sono abituata a fare le fasce io.

Un ringraziamento speciale per questo articolo va alla  Dott. Carlotta Caminiti, responsabile del Centro Veterinario Le Cicogne.